Rapone
Di antichissima origine, presenta indizi di insediamenti sin dal paleolitico. Probabilmente fondato dagli abitanti di "Rapone vecchio" situato sopra la Serra delle Pietre sulla destra dell'Ofanto, da lì trasferitisi a causa delle conseguenze della guerra greco-gotica che nell'area settentrionale della Basilicata e nell'Ofanto interno durò fino all'anno 555. Lo storico Racioppi ritiene il toponimo bizantino; tuttavia c'è chi lo considera nel senso preciso di abitato nuovo sorto dalla fatica e dalla sfortuna, dal greco "RA-PONO". Il nuovo abitato fu da allora indicato nelle antiche carte normanno-angioine. Sotto i Normanni, Guglielmo I e Guglielmo II, e fino al1169, Rapone appartenne, come suffeudo non ancora assegnato, alla contea di Conza, mentre nel periodo svevo è annoverato con il del casale di San Tommaso di Ruvo, di Bella e di Pierno, tra quelli incaricati da Federico II di provvedere, alla riparazione delcastello di San Fele, dopo la morte a Foggia della terza moglie dell'imperatore, Isabella d'Inghilterra nel 1241. Il feudo di Rapone come quasi tutti i feudi e le terre del bacino interno dell'Ofanto, fu coinvolto anche nei fatti della insurrezione ghibellina del 1268contro gli Angioini in favore degli Svevi. Infatti in conseguenza di questi eventi Carlo I d'Angiò, lo assegnò nel 1271 al nuovo signore nella persona del francese Herveo de Chevreuse insieme con Rapolla, Cisterna e Pitrapalomba. Il feudo di Rapone passò alla signora Altruda di Dragone, la quale era andata sposa a Giovanni Gaulart con un matrimonio celebrato a Foggia alla presenza del cognato Guglielmo Gaulart di Piès e dello stesso sovrano di Napoli. Col tipico sistema feudale dei secoli scorsi, Rapone passò in mano a varie famiglie: i Pipino, i Sanseverino, i Ruffo i d'Alemagna ed alla famiglia Sinerchia (Senerchia) che lo detenne, insieme a Castelgrande ed al feudo di Sant'Andrea, sino alla confisca avvenuta a seguito della partecipazione alla Congiura dei baroni ordita nel castello di Miglionico nel 1485. In seguito passò ai Carafa, i quali lo vendettero ai D'Anna che lo governarono sino all'abolizione della feudalità avvenuta nel 1806.
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